Dopo i recenti
rapporti delle authority canadesi e olandesi, anche il Garante per la privacy italiano ha chiesto a WhatsApp informazioni utili a valutare come viene tutelata la riservatezza degli utenti mobili dle nostro paese. Nelle ultime settimane, infatti, sono emerse alcune peculiarità nel funzionamento dell'applicazione sviluppata dalla società che potrebbero comportare implicazioni e rischi specifici per la protezione dei dati personali degli utenti.
Questi ultimi, infatti, per poter usufruire del servizio di messaggistica, devono consentire che l'applicazione acceda alla rubrica dei contatti presente sul proprio smartphone o sul proprio tablet e cioè a dati personali di soggetti terzi, anche però di coloro che non hanno scaricato l'applicazione e non utilizzano quindi il servizio. Nel rapporto sono state inoltre ipotizzate possibili criticità nelle misure di sicurezza adottate, in particolare riguardo alla conservazione dei dati trattati e al loro accesso da parte di terzi non autorizzati.
Il Garante dichiara di aver scritto a WhatsApp, chiedendo di chiarire una serie di aspetti: quali tipi di dati personali degli utenti vengono raccolti e usati al momento dell'iscrizione e nel corso dell'erogazione dei servizi di messaggistica e condivisione file; come vengono conservati e protetti questi dati; le misure adottate (es. cifratura, generazione di credenziali etc.) per limitare il rischio di accesso da parte di soggetti diversi dagli interessati e, in particolare, se siano stati previsti sistemi contro gli attacchi tipo 'man in the middle', volti ad acquisire illecitamente il contenuto dei messaggi scambiati mediante l'applicazione.
L'Autorità ha inoltre chiesto di sapere per quanto tempo vengono conservati i dati degli utenti e il numero degli account riferibili a quelli italiani. Anche questo ultimo intervento dell'Autorità, al pari di altre iniziative adottate di recente, mira a garantire i diritti dei cittadini pur nell'ampio e complesso contesto di servizi ormai globalizzati.