Un futuro personalizzato per i servizi di Mobile TV secondo Nokia
Nokia ha commissionato alla London School of Economics uno studio sugli aspetti e gli impatti che hanno i servizi di mobile TV, da cui emerge che la personalizzazione e l'interattività saranno gli elementi principali. Lo studio, dal titolo 'This box was made for walking' esamina il futuro impatto della mobile TV sull'industria televisiva e della pubblicità.
Lo studio prevede che l'introduzione e l'adozione della mobile TV darà vita alla definizione di un'esperienza televisiva molto pià personalizzata rispetto a quella offerta dai mezzi televisivi tradizionali, con importanti implicazioni per gli spettatori, i produttori di contenuti e i pubblicitari. Gli spettatori potranno ricevere i contenuti in qualsiasi momento, ovunque e selezionando ciò che ritengono più importante in base ai propri gusti, fino a creare un palinsesto personalizzato, mentre i produttori di contenuti e i pubblicitari avranno la possibilità di definire offerte più mirate agli utenti.
Secondo lo studio l'attuale tendenza che vede gli utenti attivi nella produzione di contenuti, come dimostrato dalla crescita del fenomeno YouTube, sarà un fattore chiave per la mobile TV. Come effetto del crescente utilizzo da parte dei consumatori dei loro cellulari come strumento per creare contenuti video, emergerà l'esigenza di nuove piattaforme per distribuire questi contenuti. Lo studio evidenza che il palinsesto della mobile TV sarà composto sia da contenuti originali ideati dai broadcaster tradizionali, sia da contenuti e format studiato appositamente per la fruizione in mobilità.
'Perchè la mobile TV possa divenire qualcosa di più di una semplice televisione in movimento, occorrerà lavorare sui canali esistenti, programmi e modi di fruire la televisione utilizzando l'esperienza maturata grazie ad Internet. La mobile TV potrà così diventare una reale esperienza multimediale facendo leva sulla personalizzazione e l'auto produzione di contenuti da parte degli utenti', ha dichiarato la dottoressa Shani Orgad, del dipartimento Media and Communications della London School of Economics.
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