L' Italia in ritardo sulle infrastrutture secondo Assoprovider
Assoprovider, con un comunicato diffuso ieri, ha espresso il proprio stupore in merito alle recenti dichiarazioni di Calabrò che dopo oltre 3 anni di presidenza dell'Authority pare accorgersi solo oggi della grave situazione debitoria di Telecom priva di 'un cash flow sufficiente' agli investimenti nelle NGN.
Ci chiediamo - continua il comunicato di Assoprovider - dove fosse l'Authority quando Telecom ha ceduto assets importanti, quali le centrali, in cui sono custoditi i doppini e i macchinari della rete più importante del paese, costringendosi al pagamento di un affitto annuo da 38 milioni di euro e trasformandosi così da società indebitata a mostruosamente indebitata. Se la cattiva gestione di una grande società che, nonostante gli entusiasmi di Calabrò, continua a detenere circa l'80% del mercato ha provocato l'impossibilità di effettuare investimenti (quando operatori come Vodafone sostengono che per investire in fibra è sufficiente il 40% del mercato) lo scotto non lo può pagare il mercato e la collettività.
Assoprovider ritiene che il libero mercato si faccia garantendo le stesse condizioni di accesso alle imprese: bisogna quindi rimodulare i diritti amministrativi secondo un criterio progressivo come indicato nell'emendamento al decreto 112 proposto in modo bipartisan dagli On. Ventucci (PdL) e Ciccanti (UDC). Un provvedimento in tal senso sarebbe a costo ZERO per lo Stato e consentirebbe alle imprese di investire in infrastrutture in fibra ma anche in radio senza inutili ed esose barriere di ingresso.
E' importante, per Assoprovider, far passare il principio per cui, in caso di finanziamenti pubblici o altre agevolazioni il cui costo ricada sulla collettività, ci debba essere lo stesso diritto di accesso alle infrastrutture da parte di tutti i players presenti sul mercato attraverso listini wholesale. Crediamo infine sia necessario vigilare attentamente sulla trasparenza e congruità economica dell'esecuzione di tali infrastrutture assegnando un ruolo di supervisione alle associazioni di categoria del settore. Solo così si potranno garantire e individuare aree di intervento rispondenti alle esigenze della collettività e non agli interessi di uno specifico operatore.
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