La crisi che si è abbattuta su Huawei in queste ore, con la
revoca delle licenze Android da parte di Google e la
sospensione delle forniture da parte di numerosi partner strategici, per qualcuno rappresenta l'occasione ideale per togliersi qualche sassolino dalle scarpe e criticare, a ragione o torto, alcuni aspetti della politica dell'azienda cinese.
E' il caso di Luca Spada, amministratore delegato del provider Internet italiano Eolo, che affida ad un
post Facebook pubblicato questa mattina le sue critiche nei confronti di Huawei.
In particolare Spada mette in evidenza di come una scarsa protezione delle proprietà intellettuali in Cina abbia favorito negli anni scorsi i marchi locali, che in questo modo hanno potuto crescere sfruttando l'innovazione e il lavoro di altre aziende.
In EOLO è da sempre che ho bannato l'ingresso di vendor tecnologici cinesi, principalmente per due motivi:
1) le aziende tecnologiche cinesi sono nate COPIANDO le idee e i prodotti europei e americani. Huawei, che agli inizi è nata copiando gli apparati dell'americana Cisco, aveva addirittura lo stesso identico linguaggio di programmazione degli apparati di rete.
E' vero: oggi hanno i proprio lab di ricerca e sviluppo, ma hanno sfruttato per anni la mancanza di una legge a tutela del copyright in Cina. Questo è stato inaccettabile: sono nati e cresciuti sfruttando gli investimenti di R&D di altre aziende.
2) tutela e protezione del mercato italiano, in primis, ed europeo. In EOLO preferiamo lavorare con fornitori italiani o in subordine almeno europei.
Il fatto che ora Google e Intel li abbiano bannati, con danni economici per loro ENORMI (i costi dei loro smartphone aumenteranno senza contare tutti gli investimenti fatti con Huawei che andranno svalutati) significa che hanno prove concrete di implementazioni hardware e software "discutibili" sugli apparati Huawei...