Gli italiani e il loro rapporto con gli smartphone svelato nella nuova ricerca di Samsung

26 Maggio 2018 - Roberto Bracco
L'ultima ricerca di Samsung Trend Radar svela interessanti aspetti per quanto riguarda il rapporto fra gli italiani e il loro smartphone, dispositivo tecnologico ormai divenuto parte integrante delle nostre giornate. Lo studio è stato condotto tramite la metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su circa 1500 italiani dai 18 ai 65 anni nel mese di aprile 2018, attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community.
Lo smartphone è diventato un inseparabile compagno di vita quotidiana al cui interno sono custoditi grandi quantità di dati personali, come foto, codici bancari o informazioni private: un tesoro inestimabile che di fatto l'88% degli italiani considera al sicuro e non minacciato da nessun rischio di attacco. Lo smartphone viene utilizzato per lo shopping online (78%), il download di musica (67%) e di film (42%), ma è la partecipazione a chat di messaggistica istantanea a primeggiare tra le richieste principali (85%), seguito dalla navigazione in rete (72%). Veramente pochi coloro che usano il cellulare solo per chiamare (11%) o per mandare SMS (6%).



Video dei primi passi dei figli o delle vacanze, scansioni di documenti personali e file contenenti password segrete: all'interno di ogni smartphone è infatti contenuto un tesoro di informazioni personali potenzialmente esposte all'attacco di virus. Pericolo sottovalutato da circa l'87% degli italiani che non ha mai pensato ai rischi esistenti, soprattutto nei confronti dei dati personali (88%), tanto da sentirsi assolutamente sicuri (32%) e senza pensieri. Solo l'8% nutre qualche dubbio a proposito, tanto da non sentirsi per nulla confidente nel diramare o conservare dati personali particolarmente sensibili. In molti non conoscono le più basiche operazioni di salvataggio, come il backup, che per il 37% degli italiani è una tecnica di ballo hip hop.

La ricerca Samsung Trend Radar mette in evidenza la superficialità nel considerare i rischi nei confronti della protezione dello smartphone, accompagnata però da un forte interesse nei confronti delle novità: il 39% si promuove a pieni voti nella conoscenza di caratteristiche tecniche del proprio telefono portatile, mentre il 41% si considera un buon intenditore. Una passione che si traduce in forti acquisti, come conferma il 46% degli italiani che ha dichiarato di aver cambiato fino a tre smartphone negli ultimi 5 anni, mentre il 23% ha addirittura a fatica superato l'anno per ogni dispositivo, nello stesso periodo di riferimento. Assidui frequentatori di forum di discussioni (63%) o avidi lettori di giornali specializzati (37%), per gli italiani l'acquisto è un rito 'sacro' che non è lasciato al caso.

Gli italiani utilizzano lo smartphone dai 30 ai 60 minuti ogni giorno (27%) o fino a 90 minuti (34%). Per la maggior parte di loro, pigiare sulla sua tastiera virtuale rappresenta il primo gesto (68%) o l'ultimo direttamente a letto (77%), anche se il momento della pausa pranzo (43%) e del relax davanti alla tv alla sera (59%) rappresentano i momenti preferiti per utilizzarlo. Tra i più 'addicted' invece, ad essere preferiti sono il momento del viaggio sui mezzi (51%) o persino in ufficio, tra una mail ed un'altra (36%).



Considerato più intuitivo all'uso, rispetto al pc (68%), non ingombrante (35%) e veloce grazie alla connessione in rete (54%), lo smartphone è stato utilizzato fino a cinque volte in un mese per fare compere (46%), oppure per svolgere delle commissioni personali (17%). Per risparmiare tempo ed energie il 42% degli intervistati ha dichiarato di usarlo per prenotare viaggi e voli, per pagare le tasse scolastiche (35%), persino per prenotare visite mediche (37%) ed accedere al proprio conto personale per verificarne importi e movimenti (38%). Pratiche queste che vengono svolte, per 1 italiano su 3 (38%) più di cinque volte al mese.

Ignoranza e incertezza riguardano invece i termini tecnici, come Trojan, che il 38% degli italiani pensa che sia una marca di Suv o una parolaccia russa (35%), invece di un malware. Mentre per il 78% degli intervistati il GDPR (General Data Protection Regulation) è un codice di programmazione informatica e non il regolamento della Commissione Europea per la protezione dei dati personali (2%). Per il 38% il termine Widget fa invece riferimento ad un titolo di un film horror americano, anzichè essere l'insieme di pulsanti che compongono l'interfaccia grafica.

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